27 aprile, 2009

Il titolo mettetelo voi...

Dopo tanto tempo qualcosa di nuovo...


Dillo con parole tue
Non usar quelle dei cantanti
Non usar quelle dei poeti
Lascia che lo sfogo di un pensiero
Salga da solo alle tue labbra

Il timore di non saperlo dire
La paura di non far capire
E lasci così da parte
Quello che pesa sul tuo cuore
Quello che lo rende leggero
Per farlo interpretare
A chi non sa nemmeno che tu esisti

Dillo con parole tue
Dammi l’emozione di vedere un pezzo di te
Dei poeti dei cantanti abbiamo visto tutto
Sogni di carta per celebrar se stessi
Finti amori per far sognare
Quando ogni esistenza è un sogno

Dillo con parole tue
Sono le uniche che voglio sentire
Le sole che hanno per me valore
Le più belle che un orecchio amico
Possa e voglia ascoltare.

19 aprile, 2009

Cavallo Pazzo

L’urlo del coyote,

solitario nella prateria

sale a disturbare il silenzio della Luna

e l’uomo rosso, seduto nella notte

guarda la valle dove riposa la Nazione.

Domani molti cadranno per i Lunghi Coltelli,

le Giacche Azzurre

come cavallette al di là del monte

sono in attesa.

L’alba è vicina,troppo vicina,

l’uomo rosso tocca il pericolo,

lo sente come il suo coltello

che domani si bagnerà di sangue.

Cavallo Pazzo non si arrenderà,

rimane solo sotto la luna

pregando Manitou

e guardando la Nazione riposare.

Presto ci sarà lo scontro

E molte squaw piangeranno

Pensando al loro uomo caduto

Sotto i colpi degli uomini bianchi.

Ma perchè la Nazione non muoia,

Cavallo Pazzo non si arrenderà.


15 aprile, 2009

VENEZIA

Venezia,
stanco il leone di San Marco
giace sulla laguna
calpestato da migliaia di turisti.
E’ la mia città,
non per nascita,
non per discendenza,
la scelta l’ho fatta io.
Non sono il primo,
altri prima di me
traversando ponti e calli
sisono sentiti rapiti,
non per la Venezia da cartolina
e nemmeno per il suo passato.
E’ la città che vive ogni giorno
e che ogni giorno
vive la sua agonia
a farmi sentire nuove emozioni.
Vecchio leone,
son troppe le tue cicatrici
e ancor più le tue ferite aperte
che ti fan gemere
dei mille gemiti
delle tue fondamenta.
Ma chi ti capisce,
così come io ti capisco,
soffre con te.
Ora i tuoi cavalli così maestosi
dominano nuovamente la piazza,
testimonianza della volontà di non perderti,
portando con loro la speranza
che presto, l’uomo che ti creò
ti porti anche la salvezza.