E’ facile a volte lasciarsi portare dal quotidiano e perdere un po’ di vista il quadro generale delle cose, ma ci sono eventi particolari che riconducono a considerare l’insieme.
In questi ultimi tempi, diverse occasioni di riflessione mi si sono presentate, vuoi per graditi ritorni, per dolorose partenze, per frasi rimaste in evidenza nella memoria.
Non ho intenzione di fare un sermone sull’importanza degli eventi, ma ricordare due persone che non ci sono più.
La prima, è Riccardo.
Riccardo era una conoscenza di lavoro, stava dalla parte opposta della trattativa quando lavoravo all’ufficio acquisti.
Ma non era solo questo. Col tempo, eravamo arrivati a godere di una stima reciproca che poteva facilmente trasformarsi in amicizia, se la vita ci avesse concesso di frequentarci come tante volte ci eravamo ripromessi.
Riccardo, è stato una delle poche persone che hanno davvero cercato di aiutarmi nel periodo più buio della mia vita, cercando con me una soluzione lavorativa al vuoto che sentivo dentro.
Ebbene, se ne è dovuto andare, una malattia che non perdona lo ha strappato innanzitutto alla sua famiglia, che anche se solo di riflesso, ho visto formare e crescere, ma lo ha anche portato via prima che potessi ringraziarlo davvero, con una di quelle cene extra lavoro che ci hanno permesso di conoscere meglio l’uomo che stava dietro la funzione.
E’ passato più di un anno ormai, e finora non avevo trovato la forza di scrivere queste poche righe, il cui significato è semplice: grazie Riccardo, è stato un piacere e un onore conoscerti.
La seconda è Michele.
Conoscenza quasi casuale, marito di una collega, ma nonostante la scarsità degli incontri, avevamo maturato un feeling particolare, basato sulla capacità di essere ironici ed irriverenti ma sempre con intelligenza e appena quel pizzico di salacia che è un po’ il pepe della vita.
Al suo funerale, mi è scappato più di qualche sorriso, ripensando alle battute fatte, ma anche a quelle che sarebbero state fatte se avesse potuto essere lì a commentare.
Non ho la pretesa di dire “Lo conoscevo bene”, in fondo non conosco bene nemmeno me stesso, ma credo di non sbagliare nel pensare che sarebbe riuscito a far ridere anche al suo funerale.
Grazie anche a te, Michele, è stato un piacere e un onore conoscerti.
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